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quarant'anni, pensieri sparsi,trevaligie

Ho compiuto vent’anni per la seconda volta, ma senza farne quaranta. Rivedo le Barbie sparse sul pavimento, le carte UNO, lo scatolo del Monopoli sulla mensola del salone. Le canzoni suonate dal Jukebox ai giardinetti, il cuore di panna mangiato su una sedia dell’Algida mentre Baglioni, in sottofondo, ci faceva fare “lunghe corse affannate incontro a stelle cadute”.

i miei primi quarant'anni, tra ricordi e consapevolezze

I miei primi quarant’anni

Torno agli anni lieti del Festivalbar, dei Ragazzi della terza C, di College e di Non è la Rai. I sabato sera con Giochi senza frontiere, Il Pranzo è servito di Corrado al ritorno da scuola, il Supertelegattone della domenica. Ricordo con tenerezza le manine appiccicose che uscivano dalle patatine, le olandesine da collezione regalo del Dixan.Ricordi, anni 90, quarant'anni, donna, trevaligie Lo scatolo del detersivo era il contenitore dei giochi per eccellenza, in bellavista in cameretta come se fosse un vaso cinese vinto a I fatti vostri, portato a casa da Magalli in persona. Rivivo i compleanni festeggiati in casa, con tre quattro amichetti, selezionati per bene. Qualche tramezzino e la torta, rigorosamente fatta da mamma, a giocare intorno ad un tavolo con il Risiko.

Senza gonfiabili alti venti metri nè sputafuoco a intrattenere i nostri pomeriggi lenti. Sento un pizzico di nostalgia per le piste di sabbia progettate a tavolino, dove poi avrebbero gareggiato piccole, trasparenti e colorate biglie di vetro. Le rullate proibite al biliardino, i punti rubati negli attimi di distrazione degli avversari.

i miei primi quarant'anni, tra ricordi e consapevolezze

I corsi e i ricorsi storici

Rivedo, dando le spalle al presente, la caduta delle muro di Berlino, la Guerra del Golfo, la strage di Capaci. Il mondo che sembrava cambiare a velocità della luce, sopraffatto dagli eventi. Ma poi ripenso alle serate passate con Fiorello, che faceva cantare l’Italia portando una ventata di felicità in ogni casa, esaltando la normalità, la veracità delle persone. Entro ancora nelle Dr Martins e nelle magliette dell’ ONYX.

Il ciuffo biondo alla Spice Girls a quei tempi, dava un tocco fashion ai capelli. Mi giro, e rivedo i pomeriggi passati a studiare con con Dj television di sottofondo. La musica dance, gli Articolo 31, i Lunapop e gli 883. Fenomeni allora, che c’hanno dato canzoni da cantare a squarciagola sul Si Piaggio, sulla strada verso il mare. Abbiamo sognato tutte con i ragazzi di Beverly Hills, sperando un giorno di avere gli stessi vestiti e le stesse automobili. Sono arrivate poi, tanto attese, le prime feste per i 18 anni, i primi brand, le prime serate in discoteca. Nuovi amici, nuovi giri, nuove strade da percorrere. La patente, la prima macchina, le prime delusioni che si trasformano in esperienze, in lezioni di vita.

Quarant’anni è un’età terribile. Perché è l’età in cui diventiamo quello che siamo.
(Charles Péguy, Victor-Marie)

Abbiamo scartato musicassette in favore dei lettori cd. Abbiamo sostituito il game boy con tablet di alta generazione. I Walkie Tolkie sono stati accantonati con l’arrivo dei primi cellulari, cassettoni da portare in giro con il carrello della spesa. Il primo Motorola, il Nokia 3310, le partite a Snake. Siamo cresciuti a pane olio e sale e a tegolini del Mulino Bianco. La parola aperitivo l’abbiamo sentita forse a vent’anni, quando ci potevamo permettere sigarette e benzina facendo le baby sitter, o le commesse stagionali.

 I diari segreti sono andati a puttane con l’avvento di Facebook. Niente più riserbo, niente più discrezione. I lucchetti si sono disintegrati con la prime password digitali, le penne cadute in disuso, messe in un angolo da tastiere wireless e da mouse d’oro zecchino. Gli Invicta sostituiti da scontate Louis Vuitton, ostentate anche tra i banchi di scuola. Niente più libri, niente più odore di carta, profumo di inchiostro. I ciondoli a ciuccetti da cinquanta lire sembrerebbero ridicoli ora, nell’era dei Pandora da ottanta euro l’uno. Spocchiose L.o.L al posto di graziosi e profumati paciocchini.

i miei primi quarant'anni, tra ricordi e consapevolezze

A venti anni di età, regna la volontà; a trent’anni, l’arguzia; ed a quaranta, il giudizio.
(Benjamin Franklin)

Rileggo le vecchie tesine battute a macchina, dopo i pomeriggi passati a cercare informazioni in biblioteca o sfogliando l’enciclopedia Treccani. Che google per noi era ancora fantascienza, qualcosa di impensabile e inimmaginabile. Riattacco con puntine colorate i poster di Cioè sulle porte della stanza. I Backstreet Boys, un Di Caprio sedicenne. Riascolto le canzoni dei Take That. Mi cimento nella Lambada in una danza immaginaria. Nella mia testa movimenti ancora precisi e attenti, fianchi dondolanti su gambe ancora esili di bambina. Ed ecco che all’improvviso, la spensieratezza lascia il posto ai doveri.

Catapultata un un epoca nuova, che forse un pò ancora mi sfugge. Faccio fatica ad approcciarmi con i nuovi apparecchi, con i giochi on line, con le app educative. Che noi a sette, otto anni, ancora giocavamo con i bastoncini degli Shangai, mica con Fortnite. Maneggio telecomandi come se fossero lastre di vetro, che un tasto sbagliato potrebbe compromettere la visione di Alberto Angela e portarmi su una serie angosciante di Netflix. Ancora scrivo su un quaderno, con la penna bic. Che scrivendo a mano sembra che i pensieri fluiscano meglio, che si imprimano da soli alla carta. Lettera dopo lettera, parola dopo parola, prendono vita frasi, testi, articoli.

i miei primi quarant'anni, tra ricordi e consapevolezze

Si può essere splendidi a trent’anni, affascinanti a quarant’anni, e irresistibili per il resto della tua vita.
(Coco Chanel)

Ebbene si. Ho quarant’anni ormai. L’età in cui la maggior parte dei sogni si sono realizzati, i progetti adolescenziali sono diventati realtà. A quarant’anni apri spiragli nei muri che hai innalzato, forti e spessi, durante il cammino. Cominci a vedere crepe, piccole fessure in cui si insinuano germogli. Nuova vita che cerca il sole.

Ti rendi conto che la vita è effimera, e che bisogna godersela in ogni attimo concesso. Vivere nel presente, mettendo da parte quello che è successo e non pensando a quello che succederà. Capisci che ogni persona messa sul tuo cammino ha un ruolo, una maschera. Ti mette alla prova, ti usa, ti ama o ti odia. Ma ogni maschera ti lascia qualcosa. La capacità di saper scegliere, riconoscere, scartare, inglobare. Hai accumulato esperienze in quantità, hai goduto in maniera frivola della giovinezza, ma godrai consapevolmente degli anni che verranno. A quarant’anni sei ormai padrona dei tuoi passi, il terreno è forte sotto i tuoi piedi. Sei sicura di te stessa e delle tue azioni, e riesci a sostenere sguardi, luoghi, conversazioni in maniera ipnotizzante, trasmettendo agli altri la sicurezza che ti porti dentro, lasciando un segno indelebile della tua presenza, della tua tempra.

Cosa importa quindi se ho compiuto venti, quaranta o sessant’anni. Importa l’età che sento di avere.

Quarant'anni, pensieri e considerazioni, tre valigiei miei primi quarant'anni, tra ricordi e consapevolezze

 

Ciao! Io sono Lisa, mamma on the road. Viaggiare per me è scoprire posti nuovi, girando e assaporando i profumi e le prelibatezze dei luoghi che visito. Che sia per un mese o per un week end le nostre tre valigie sono sempre pronte!

Annalisa@trevaligie.com

Comments:

  • 30 Luglio 2019

    Anch’io ho definito i miei 40 anni “vent’anni per la seconda volta”, perché è così che mi sento. Alla vigilia del mio quarantesimo compleanno, un anno e mezzo fa, avevo quasi paura. Poi sono saltata a piè pari dentro questa nuova decina e non mi sono mai capita tanto come in questo momento. Buona avventura da quarantenne. Sarà bellissimo, vedrai.

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  • Simona

    30 Luglio 2019

    Parto dal presupposto che non ti avrei mai dato quarant’anni né per l’aspetto né per il modo in cui scrivi. L’età è qualcosa che non ci definisce e tu ne sei la prova perché il tuo sentirti più giovane dentro viene decisamente fuori. Comunque con la tua carrellata di ricordi ho sorriso tantissimo. Mi hai davvero portato alla mente ricordi che avevo quasi dimenticato! Un abbraccio e auguri anche se in netto ritardo!

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  • MARTINA BRESSAN

    31 Luglio 2019

    Io quest’anno ne ho fatti trenta. E non avrei mai voluto farli. Mi piaceva così tanto la spensieratezza dei venti. Spero di passare i prossimi dieci anni a costruire il terreno sotto di me, perchè come dici tu “a quarant’anni sei ormai padrona dei tuoi passi, il terreno è forte sotto i tuoi piedi, […] riesci a sostenere sguardi, luoghi.
    Spero di maturare questa consapevolezza, e questa forza.

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  • 1 Agosto 2019

    A me mancano 11 anni per arrivare ai quarant’anni eppure dopo aver letto il tuo post non mi fanno più paura. Anche se mi hai riportato alla mente cose della mia infanzia mentre ne ho lette altre di cui non avevo la minima idea.
    Spero di arrivarci con la tua stessa sicurezza.

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  • 16 Agosto 2019

    Brividi… e pure una lacrimuccia. Hai rievocato tutta la mia infanzia. Con il pane olio e sale sono qui che proprio ti vorrei abbracciare, pensavo di essere la sola nell’universo a riceverlo per merenda.
    La sento moltissimo anch’io la questione dell’età, anche se ai quaranta non ci sono ancora arrivata… diciamo che mi ci sto preparando per tempo perché voglio entrarci felice e consapevole, come dici tu. Anche perché conosco moltissime donne che hanno già raggiunto quest’età e sono spettacolari. Anche secondo me, come scrive Giovy qui su, andrà benissimo. Il peggio è dietro di noi. Baci 🙂

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  • 17 Agosto 2019

    ho scritto il mese scorso un articolo su come ricominciare da zero nel mondo del lavoro dopo i 40. bhe non solo quello, dopo i 40 si puo’ ricominciare da zero per tutto, i ricordi ci stanno e ci arricchiscono ma possiamo fare altre mille cose 😀

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