Il Parco dei Mostri di Bomarzo. Guida alla visita
Nel cuore della Tuscia viterbese, tra le dolci colline che circondano il borgo medievale di Bomarzo, si nasconde un luogo che sfida ogni definizione, ogni aspettativa. Il Parco dei Mostri, anche conosciuto come Sacro Bosco, è un angolo di mondo in cui la realtà si piega al sogno, e la pietra prende forma per raccontare storie antiche, mitologiche, personali.
Non è un giardino come gli altri. Non segue le regole dell’armonia classica né l’ordine rigoroso dei giardini rinascimentali. Al contrario, è un’opera ribelle, scolpita nella roccia viva della memoria e del mistero, dove creature fantastiche emergono tra la vegetazione, statue colossali sorprendono dietro ogni angolo, e ogni sentiero sembra portare verso un enigma.
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Voluto da un uomo colto e tormentato, Pier Francesco Orsini, e realizzato da menti visionarie come quella dell’architetto Pirro Ligorio, il Sacro Bosco si presenta al visitatore come un labirinto allegorico, un viaggio nell’inconscio, una dichiarazione d’amore scolpita nella pietra. È un luogo in cui l’arte si fonde con la natura, il dolore si trasforma in bellezza, e l’irrazionale diventa protagonista.
Camminare tra le sue sculture non significa semplicemente ammirare un’opera d’arte, ma entrare in un mondo sospeso, dove il tempo sembra essersi fermato e ogni statua custodisce un messaggio nascosto, un invito alla riflessione, al dubbio, alla meraviglia.
Il Parco dei Mostri di Bomarzo. Guida alla visita
Il Parco dei Mostri nacque intorno al 1552, in un’epoca in cui l’arte si faceva espressione del potere e della bellezza, ma anche, come in questo caso unico, dell’intimità e del lutto. Fu il principe Pier Francesco Orsini, detto Vicino, raffinato umanista e mecenate, a volerne la creazione. Colto, sensibile e profondo conoscitore della cultura classica, Vicino Orsini era tuttavia un uomo segnato da un dolore incancellabile: la perdita della moglie, Giulia Farnese, donna a lui amatissima e musa spirituale del suo percorso.
Non desiderava un giardino per stupire la corte o celebrare fasti dinastici. Ciò che cercava era un rifugio dell’anima, un luogo in cui potersi smarrire e ritrovare. Scrisse che lo costruiva “non per piacere, ma per sfogare il cuore”. In queste parole, così semplici e potenti, si coglie l’essenza stessa del Sacro Bosco. Non un’opera per gli altri, ma un labirinto personale di emozioni, visioni e ricordi.

Così nacque un giardino che sfida le categorie tradizionali, né paradiso né inferno, ma una sospensione poetica tra i due. Un luogo dove l’arte non consola, ma provoca, dove la natura non è domata, ma complice, dove la morte non è fine, ma trasformazione.
Il Parco dei Mostri di Bomarzo. Un bosco di simboli.
Il percorso all’interno del Parco dei Mostri non segue un tracciato definito, non offre mappe sicure né simmetrie rassicuranti. Non si tratta di un giardino all’italiana, dove la natura è ordinata secondo regole geometriche e prospettive armoniche. Al contrario, qui ci si muove in un intreccio di sentieri irregolari, salite e discese, aperture improvvise e angoli nascosti, come se il luogo fosse stato modellato dal fluire stesso dei pensieri, delle emozioni, dei sogni.
Ogni passo è una sorpresa, ogni svolta una rivelazione. Le statue emergono inaspettate tra il verde, celate tra alberi secolari, muschi e rocce, quasi a voler giocare a nascondino con l’osservatore. Alcune appaiono minacciose, altre ironiche, altre ancora cariche di un’inquietudine silenziosa. Nessuna è lì per caso, anche se tutto sembra dominato dal disordine.
In realtà, questo “non-ordine” è intenzionale: riflette l’instabilità dell’animo umano, la frammentarietà dell’esperienza, la tensione tra ragione e follia. È un cammino simbolico, che non si percorre solo con i piedi, ma con lo sguardo, con la mente, con l’anima.
Ogni figura scolpita è un enigma, una domanda senza risposta certa, una sfida interpretativa. Alcune richiamano la mitologia classica, altre affondano nel repertorio dell’alchimia e della filosofia ermetica, altre ancora sembrano nate dalla fantasia sfrenata dell’artista o dal dolore personale del committente.
Eppure, in mezzo a tanta apparente dissonanza, il parco possiede una sua coerenza profonda: quella di un luogo iniziatico, dove il visitatore è invitato a perdersi per potersi ritrovare.
Ecco alcune delle statue e delle scene più significative che punteggiano questo straordinario viaggio interiore.
Il Drago assalito da leoni e mostri
Nel cuore del bosco, tra alberi ombrosi e massi muscosi, si apre una radura dominata da una scena potente e inquietante: un drago dalle fauci spalancate, aggredito da leoni, belve e creature ibride. Il gruppo scultoreo è dinamico, ricco di tensione e movimento, quasi una battaglia congelata nel tempo.
Il significato, come spesso accade nel parco, è aperto a molteplici interpretazioni: la lotta tra il bene e il male, ma anche quella tra la volontà e l’istinto, tra la coscienza e i desideri più oscuri. Oppure, ancora, può rappresentare le forze interiori che si contendono l’anima dell’uomo.
In un contesto come il Sacro Bosco, dove il confine tra realtà e allegoria si assottiglia, il drago non è solo un nemico da sconfiggere, ma un simbolo da comprendere.
L’Orco (o la Bocca dell’Inferno)
È forse la statua più iconica del parco, un’enorme testa mostruosa, scolpita con tratti esagerati e grotteschi, che spalanca la bocca in un grido eterno. Si può entrare al suo interno, attraversando le fauci come se si varcasse una soglia tra mondi.
All’interno, sulle pareti scure, si legge la celebre iscrizione:
“Ogni pensiero vola.”
Un paradosso, un invito a lasciare le zavorre della logica e abbandonarsi all’immaginazione, all’inconscio, al sogno.
L’Orco è figura ambivalente: da un lato incute timore, dall’altro affascina. È il guardiano di un mondo altro, simbolo dell’ignoto che abita dentro di noi.
La Casa Pendente
Adagiata su un lieve pendio, questa costruzione è una piccola casa in pietra, inclinata in modo innaturale, come se fosse sul punto di crollare o di scivolare via dal tempo. Entrarvi è un’esperienza destabilizzante: le pareti oblique alterano l’equilibrio e la percezione, dando una sensazione quasi onirica.
Simbolo della perdita di stabilità, la Casa Pendente riflette il caos interiore del suo creatore, ma anche il disordine della realtà dopo un trauma. È un’allegoria visiva dell’esistenza dopo la perdita, dove nulla è più come prima.
L’Elefante
Massiccio e solenne, l’elefante del Parco dei Mostri è una figura dal sapore esotico e antico. Con la proboscide solleva un guerriero, mentre sulla sua groppa regge una torre, come gli elefanti da guerra descritti negli annali delle campagne puniche.
Questa statua, che richiama motivi classici e medievali, può essere letta come simbolo di forza, memoria e fedeltà. L’elefante, animale saggio e nobile, qui si trasforma in portatore di conoscenza e in custode del passato.
Proteo-Glauco
Metà uomo e metà creatura marina, questo volto colossale emerge tra le rocce con un’espressione enigmatica. Si tratta di una fusione tra Proteo, il dio del mare che muta forma, e Glauco, pescatore trasformato in divinità marina.
La scultura, che pare sorgere dalla terra come un’apparizione, rappresenta il cambiamento e l’evoluzione, ma anche la difficoltà di cogliere la verità che sfugge alle forme fisse. È un invito alla metamorfosi interiore, all’abbandono della rigidità per accogliere la fluidità del vivere.
Le Sfingi
A fare da guardiane all’ingresso del parco, due sfingi in pietra accolgono il visitatore. Non pongono domande come quella di Edipo, ma la loro sola presenza è interrogazione. Sono figure liminari, che segnano il passaggio dal mondo reale a quello simbolico del bosco.
Con il loro sguardo fisso e la postura regale, sembrano ammonire chi entra: “Non tutto è come sembra. Qui, l’apparenza inganna.”
Il Pegaso alato
Elegante e potente, Pegaso spicca tra le sculture per la sua grazia. Posto su una roccia, sembra sul punto di spiccare il volo. Simbolo della poesia e dell’ispirazione, Pegaso rappresenta l’ascesa dello spirito, la possibilità di elevarsi al di sopra della materia e delle passioni.
Nel contesto del parco, la sua figura contrasta con quella dei mostri: è l’elemento celeste, la speranza, la luce.
Ercole e Caco (o la Lotta tra Giganti)
Due figure possenti, intrecciate in una lotta senza tregua, emergono in uno dei punti più drammatici del percorso. Si tratta, probabilmente, di Ercole e Caco, protagonisti di un mito in cui il primo, simbolo della forza e della giustizia, uccide il secondo, incarnazione dell’inganno.
Questa scena scultorea, ricca di pathos e fisicità, è la rappresentazione plastica del conflitto morale, della tensione tra virtù e vizio.
La Tartaruga e la Balena
Due animali monumentali, apparentemente pacifici, ma carichi di significati. La tartaruga, con la Vittoria alata sul dorso, simboleggia la lentezza, la perseveranza, la saggezza che porta al trionfo.
La balena, invece, evoca l’ignoto marino, le profondità dell’inconscio, il ventre oscuro da cui si può rinascere. Insieme, rappresentano il viaggio iniziatico: la discesa negli abissi e l’ascesa alla luce.
Cerbero
Nascosto tra i cespugli, Cerbero, il cane a tre teste che nella mitologia greca custodisce l’ingresso degli inferi, rappresenta la soglia tra vita e morte, tra coscienza e inconscio. È una figura di guardia, non ostile, ma intransigente. Chi varca i suoi confini deve essere pronto ad affrontare sé stesso.
Echidna e la Furia
Due figure femminili e mostruose, Echidna, metà donna e metà serpente, e una delle Furie, con ali e artigli, si fronteggiano in una scena silenziosa ma intensa. Rappresentano le forze primordiali, le passioni cieche, le pulsioni che abitano l’uomo da sempre.
In questo dialogo muto tra mostruosità e bellezza, emerge la consapevolezza che anche l’ombra fa parte di noi, e che ignorarla è più pericoloso che accoglierla.
Il Tempio
Situato alla fine del percorso, questo piccolo edificio rinascimentale è dedicato a Giulia Farnese. Simboleggia la conclusione di un viaggio spirituale ed è un omaggio all’amore eterno.
Il messaggio nascosto del Parco dei Mostri di Bomarzo
Nonostante l’apparente caos, il Parco dei Mostri è un’opera profondamente filosofica e letteraria. Molti studiosi hanno cercato di decifrarne il significato: alcuni lo vedono come un percorso iniziatico, altri come una critica ironica ai canoni del Rinascimento, altri ancora come una meditazione sul dolore e sulla memoria.
Vicino Orsini stesso lasciò alcuni indizi attraverso iscrizioni enigmatiche sparse tra le statue. Una delle più famose recita:
“Tu ch’entri qua pon mente parte a parte
et dimmi poi se tante meraviglie
sian fatte per inganno o pur per arte.”
Un luogo fuori dal tempo
Oggi il Parco dei Mostri è aperto al pubblico e continua a sorprendere chi lo visita. Non è solo un parco tematico, ma una vera e propria opera d’arte ambientale, che ha ispirato artisti, scrittori e registi, da Salvador Dalí a Jean Cocteau.
Il suo fascino sta proprio nella sua ambiguità. Ogni statua infatti è un invito a riflettere, ogni angolo è una soglia tra il reale e l’onirico. Visitare il Parco dei Mostri di Bomarzo non significa solo vedere delle statue antiche, significa compiere un viaggio dentro se stessi, tra meraviglia, timore e poesia.
Come visitare il Parco dei Mostri di Bomarzo
Il Parco dei Mostri di Bomarzo non segue un ordine, non impone un tragitto. Non ci sono infatti frecce da seguire, né percorsi obbligati. È un giardino che si offre al visitatore in modo anarchico e poetico, come un labirinto dell’anima dove ogni passo può condurre a una scoperta inattesa. Ogni scelta, una svolta, un sentiero, un’occhiata tra gli alberi, è parte di un viaggio personale e irripetibile.
La natura qui è libera di crescere. I muschi avvolgono le pietre, le radici sporgono tra i sentieri, le foglie disegnano giochi di luce tra i rami, mentre piccoli ruscelli e cascate alimentano un paesaggio sonoro discreto e misterioso. Le statue non si mostrano subito: emergono, quasi affiorassero dal terreno come frammenti di sogno.
Dal silenzio al risveglio: la rinascita del Sacro Bosco
Per lungo tempo, il Parco dei mostri di Bomarzo fu dimenticato. Dopo la morte del suo ideatore, Vicino Orsini, e il progressivo decadere della famiglia, il giardino cadde nell’abbandono. La vegetazione se ne riappropriò, e le creature scolpite nel tufo rimasero sepolte nel silenzio, come reliquie di un sogno interrotto. Per secoli, il Sacro Bosco sembrava destinato all’oblio.
Fu solo nel Novecento che il suo incanto tornò a vivere, grazie all’intervento amorevole di Giancarlo e Tina Severi Bettini, che si presero cura del parco come custodi della sua anima. I lavori di restauro non alterarono la natura del luogo ma, al contrario, lo riportarono alla luce con rispetto, lasciandogli quella patina di mistero che lo rende così unico.
Da allora, il Parco dei Mostri è tornato a parlare, non solo ai visitatori, ma anche agli artisti, ai filosofi, ai sognatori. Salvador Dalí, uno dei massimi esponenti del Surrealismo, lo visitò negli anni Cinquanta e ne fu profondamente colpito, tanto da ispirarsi al parco per alcune delle sue opere. Altri lo hanno seguito: scrittori, registi, pittori e pensatori hanno trovato tra questi alberi e sculture una fonte inesauribile di riflessione e creatività.
Lascia che siano le statue a parlarti. Non cercare di decifrare tutto, non avere fretta. Cammina, osserva, ascolta. Lasciati sorprendere. Il bosco saprà trovarti quando smetterai di cercare.
Perché qui, a Bomarzo, perdersi è l’unico modo per ritrovarsi.
Visitare il Parco dei Mostri di Bomarzo: orari, prezzi e consigli pratici
Orari di apertura
- Primavera – Estate (aprile–agosto): 08:30 – 19:00
- Autunno – Inverno (settembre–marzo): 08:30 – fino al tramonto
Prezzi
- Adulti: €13
- Bambini (4-13 anni): €8
- Minori di 4 anni: Gratis
Quanto tempo serve?
Ti consiglio di prenderti almeno 1 oretta per visitarlo con calma. Portati acqua, scarpe comode e, se puoi, fermati a contemplare la natura rigogliosa del parco e le enormi installazioni scolpite nella roccia. Nel parco non è ammesso fare foto e video amatoriali con cavalletti, treppiedi e droni
Come arrivare al Parco dei Mostri di Bomarzo
In auto
- Da Roma: Autostrada A1, uscita Orte, segui per Bomarzo
- Parcheggio gratuito disponibile all’ingresso.
In treno + bus
- Treni per Orte o Viterbo, poi autobus locali (servizio non sempre frequente).
Servizi disponibili nel Parco
Il Parco dei Mostri di Bomarzo non è solo un luogo carico di suggestione storica e simbolica, ma anche uno spazio pensato per accogliere i visitatori con attenzione e cura. L’organizzazione dei servizi mira a garantire un’esperienza piacevole, accessibile e rilassante, adatta a famiglie, scolaresche, gruppi turistici e viaggiatori individuali.
Biglietteria
All’ingresso è presente una biglietteria dove è possibile acquistare i biglietti per accedere al parco. Il personale è disponibile a fornire informazioni utili sulla visita, sugli orari e sulle tariffe agevolate. In alta stagione si consiglia di arrivare con un po’ di anticipo per evitare code.
Parcheggio
È disponibile un ampio parcheggio non custodito, situato a pochi passi dall’ingresso, comodo per auto private e pullman turistici.
Area picnic e ristoro
All’interno del parco si trovano aree picnic attrezzate con tavoli e panchine, perfette per una sosta all’ombra tra una tappa e l’altra del percorso. Sono presenti anche punti ristoro come bar e caffetterie, ideali per una pausa caffè o uno snack veloce. In questo modo è possibile vivere la visita con tranquillità, anche in compagnia di bambini o gruppi numerosi. Adiacente all’aria pic nic c’è un piccolo parco giochi tematico, dedicato ai bambini.
Servizi igienici
I servizi igienici sono ben distribuiti e accessibili. Alcuni sono dotati di fasciatoi, rendendo il parco adatto anche a famiglie con bambini piccoli.
Accessibilità
Il percorso, pur mantenendo in parte la sua conformazione storica, è stato adattato per essere fruibile anche da persone con mobilità ridotta. Alcune aree potrebbero presentare leggere pendenze o terreni sconnessi, ma in generale la visita è agevolata da camminamenti percorribili con carrozzine o passeggini.
Guide e mappe
All’ingresso sono disponibili mappe cartacee che illustrano il percorso e le principali opere scultoree, con descrizioni sintetiche per aiutare a comprendere meglio il significato delle figure mitologiche e simboliche presenti nel bosco. Per gruppi o appassionati invece sono disponibili visite guidate su prenotazione, che offrono una lettura più approfondita e suggestiva del luogo.
Consigli per chi ha coxoartrosi o difficoltà motorie
Il Parco è un bosco vero, con sentieri sterrati e dislivelli. Tuttavia, anche chi soffre di coxoartrosi o altre problematiche articolari può visitarlo con alcune attenzioni. Porta scarpe da trekking leggere e comode e usa in passeggiata bastoncini da cammino per maggiore avere stabilità. ti consiglio di evitare i i giorni piovosi poichè il terreno può essere scivoloso. Fai soste frequenti, ci sono molte panchine e zone d’ombra, prenditi il tempo che ti occorre.
Trovi in Parco dei Mostri di Bomarzo in Località Giardino, 01020 Bomarzo (VT). Per informazioni e prenotazioni vai sul sito ufficiale www.sacrobosco.eu o chiama il numero +39 0761 924029








Eliana
L’ho visitato due anni fa, durante una torrida giornata d’estate e qui ho trovato tranquillità e riposo: il Parco dei Mostri è pulito, ordinato ma comunque mantiene un’anima selvaggia che si può ben notare passando da una zona all’altra, da un’opera all’altra. É stato davvero molto divertente poter interagire con queste architetture come la casa pendente o l’orco!
Annalisa Spinosa
Nella casa pendente ho avuto strane sensazioni 🙂
Sara Slovely.eu
Lo ammetto, di questo parco conoscevo solo l’orco, non avevo idea di tutti gli altri elementi che comprende e tantomeno del suo significato. Grazie per questo articolo completo e ricchissimo di informazioni! E comunque so già che io ci passerei ben più di un’ora, farei tantissime foto!
Annalisa Spinosa
Merita sicuramente una visita approfondita
Alessandra
Ho visitato questo bellissimo parco due anni fa in occasione di un viaggetto alla scoperta della Tuscia. Mi è piaciuto molto anche se era dicembre… è perfetto sia per i bambini che per gli adulti perché ognuno può vivere il parco come meglio desidera sfruttando la propria fantasia.
Annalisa Spinosa
Vero, la fantasia è essenziale per esplorare il Sacro Bosco
Claudia
L’anno scorso abbiamo avuto modo di visitare il Parco di Bo Marzo dopo alcuni anni che ero curiosa di vederlo. Devo dire che avevo paura di avere aspettative troppo alte e invece non ne sono rimasta delusa.
Annalisa Spinosa
Si gira facilmente e ad ognuno lascia qualcosa di soggettivo, forse dato anche dal momento in cui Si visita.
Claudia
Che paradiso per i bambini. Mi sarebbe piaciuto visitarlo quest’anno ma abbiamo deciso di stare nella Costa degli etruschi ed è un po troppo lontano
Annalisa Spinosa
Beh Si, ma ciò non toglie che potrete raggiungerlo in un’altro moemento.